L’isola dell’Asinara, il mare e le sue coste
Ubicata nell’estremità Nord-Occidentale della Sardegna, protesa come il naturale completamento dell’omonimo Golfo, l’Asinara è per estensione la terza isola della Regione, dopo Sant’Antioco e San Pietro e rientra nel territorio comunale di Porto Torres, in provincia di Sassari.
Separata a Sud dall’Isola Piana da uno stretto braccio di mare poco profondo, dai colori turchesi e sabbia bianchissima, noto con il nome di “Passaggio dei Fornelli”, l’Asinara appare come un singolare distaccamento del territorio della Nurra costiera.
Vista dal satellite, l’isola sembra avere una particolare forma a clessidra, con una larghezza di 290 metri nel punto più stretto, da cui è possibile affacciarsi su entrambi i lati delle sue coste.
L’Isola Piana e l’Isola dell’Asinara circondate da un mare cristallino. Foto di Claudio Serra ©.
L’origine del nome sembra a dir poco scontata, data la peculiare presenza degli asini bianchi, simbolo del Parco e attrattiva turistica. Eppure un’altra teoria prende in considerazione un aspetto legato invece alla forma stessa dell’isola: “Sinuaria”, nome originario risalente all’epoca romana.
Osservando la morfologia del territorio, Sinuaria appare un aggettivo più che mai adatto per un’isola lunga appena 18 km da un’estremità all’altra, ma capace di sviluppare 110 km di perimetro costiero.
110 km lungo i quali si riflette in maniere diretta la geologia dell’isola, dominata dai graniti nella porzione Sud-Orientale, con scogliere arrotondate e insenature di acqua bassa, e gneiss nella parte Nord-Occidentale, con falesie alte e frastagliate.
La sinuosità dell’Isola dell’Asinara. Foto di Claudio Serra ©.
Gli arenili sono numericamente pochi e poco sviluppati e proprio in virtù della loro rarità rivestono un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità.
La Spiaggia di Cala S. Andrea è infatti inserita all’interno della zona di tutela integrale (Zona A), che vieta qualunque attività antropica diversa dalla ricerca scientifica autorizzata formalmente dall’Ente Parco Nazionale dell’Asinara.
La Spiaggia di Cala Sant’Andrea, Zona riserva integrale. Foto di Bobore Frau ©.
Fare il bagno e praticare lo snorkeling è possibile in quasi tutto il resto dell’isola (Zona C e B) ed è un’attività che può riservare sorprese anche ai subacquei più esperti.
L’isola dell’Asinara da sempre protetta per sua natura dall’insularità e attualmente dai regolamenti vigenti del Parco Nazionale, offre all’osservatore una ricca biodiversità marina, fin dai primi metri di profondità.
Il subacqueo non costituisce più un pericolo e i pesci gli nuotano a fianco indisturbati o appena interessati al sedimento organico sollevato dal fondo al suo passaggio.
Sparidi, cefali e spigole nuotano liberi nella colonna d’acqua, cernie e corvine si contendono gli anfratti più ombrosi delle rocce, mentre le murene strisciano nel coralligeno in cerca di molluschi.
Una Spigola fotografata in una delle soste bagno proposte da Futurismo nelle escursioni marine in Catamarano. Foto di Bobore Frau ©.
Sebbene l’incontro con i cetacei non sia mai un evento programmabile, durante la bella stagione non è raro avvistare i Delfini, generalmente durante le escursioni in catamarano gli ospiti a bordo possono provare emozioni uniche nel vedere questi splendidi animali liberi nel loro habitat naturale, mentre le altre specie come Balene, Tartarughe ecc. fanno registrare presenze più sporadiche.
Un mare che ai nostri occhi sembra essersi salvato dalla devastazione a cui assistiamo ogni giorno, fatta di inquinamento, sistemi di pesca non sostenibile e sfruttamento eccessivo dei litorali.
Una delle emozioni più grandi che si possano provare durante le Escursioni all’Asinara è l’incontro con i Delfini nel loro habitat naturale. Foto di Luca Porcheddu ©.
Nel gergo comune, si è soliti dividere l’isola in due settori principali: mare di fuori, il versante esposto al vento dominante di maestrale, e mare di dentro, la parte ridossata del Golfo dell’Asinara.
Questo modo di indicare le due porzioni in base all’esposizione dei venti si ritrova anche in alcuni toponimi come Cala Scombro di fuori e il suo speculare Cala Scombro di dentro.
I toponimi appena descritti evidenziano la necessità di distinguere un “dentro”, riparato e sicuro, da un “fuori”, esposto e condizionato dai cambi di umore del vento e del mare, e sembrano essere la prova tangibile di come tutte le attività dell’uomo siano sempre state influenzate dall’azione di forze naturali ingovernabili e di difficile interpretazione.
Porto Mannu di Fornelli, si trova a Sud Ovest dell’Isola dell’Asinara. Foto di Claudio Serra ©.
Flora e fauna dell’Asinara
Chi visita l’isola dell’Asinara nelle diverse stagioni dell’anno, si accorgerà di quanto mutevole possa essere il ricordo visivo che si riporta a casa. In buona parte è dovuto al cambio di fioriture delle piante della macchia mediterranea, in grado di trasformare completamente i cromatismi del paesaggio.
L’Euforbia, molto diffusa su tutta l’Asinara, non viene consumata dagli animali per via del lattice urticante che secerne dai tagli nei rami. Durante l’anno passa dal verde intenso al giallo dell’inverno, passando per il rosso della primavera, per poi spogliarsi totalmente delle foglie in estate.
Osservando la vegetazione appare chiaro che le attività antropiche abbiano modificato profondamente il territorio. Negli anni novanta, quando la colonia penale cedeva il testimone all’Ente Parco Nazionale dell’Asinara, si stima che il bestiame domestico fosse di circa 5000 capi (in maggior parte ovini e caprini) con evidenti problemi di sovrapascolamento.
Anche il segno lasciato dagli incendi è piuttosto visibile e confermato anche dai toponimi quali “Case bruggiadde” o “Nibbari bruggiaddi”, ulteriore testimonianza di un utilizzo territoriale passato non votato alla conservazione ambientale.
L’Euforbia arborea (Euphorbia dendroides L., 1753), Foto di Claudio di Serra ©.
Oggi, nonostante gli importanti interventi di gestione faunistica e nuovi provvedimenti di tutela, la vegetazione sull’isola è ben lontana dalla condizione di naturalità, ma alcuni endemismi di notevole interesse botanico sono comunque visibili.
Prima fra tutti la Centaurea horrida, nota anche come fiordaliso spinoso, è una specie endemica del nord Sardegna e sebbene sia localmente presente in buon numero, il suo areale è limitato a poche stazioni dell’Asinara, della Nurra costiera e dell’isola di Tavolara.
Altri endemismi esclusivamente sardi sono i Limonium, a cui si aggiunge un lungo elenco di endemismi ad areale sardo-corso come il gigaro, lo zafferano minore, lo zafferanetto di Requien ecc… Avvicinandoci agli stagni costieri troviamo invece una vegetazione in grado di sopportare la notevole salinità dell’ambiente, con diverse specie di Salicornia.
La vegetazione forestale, di limitata estensione, è rappresentata dalla lecceta in località Elighe Mannu e da qualche piccolo bosco di olivastri nelle zone più interne.
Centaurea horrida, Isola dell’Asinara. Foto di Claudio Serra ©.
La vegetazione dell’isola non è l’unico aspetto ad essere stato condizionato profondamente dalle azioni umane. È impossibile parlare della fauna dell’Asinara senza citare, ancora una volta, l’utilizzo antropico del territorio.
Alle specie tipicamente mediterranee che hanno colonizzato l’isola attraverso processi naturali si aggiungono quelle introdotte dall’uomo. Gli ibridi inselvatichiti di cinghiali e maiali sono stati oggetto di programmi di contenimento, visto l’elevato numero e le conseguenti criticità ecologiche.
Cinghiale a spasso nella piana di Fornelli. Foto di Bobore Frau ©.
L’origine degli asini bianchi (Equus asinus var. albina) è ancora incerta, ma la tesi più probabile sembra essere quella di uno sviluppo in loco, conseguente alla manifestazione del carattere ereditario dell’albinismo, fissato nella popolazione per via dell’isolamento.
Attualmente vivono allo stato selvatico, insieme ad altri nuclei di asini comuni, e rappresentano una specie molto importante dal punto di vista conservazionistico. Il numero totale è compreso tra i 100 e i 150 esemplari ma destinato con tutta probabilità a crescere.
Gli asinelli bianchi simbolo del Parco ci accolgono all’approdo Sud di Fornelli. Foto di Edoardo Simula ©.
Tra i grandi mammiferi terrestri, una specie molto importante è il muflone, presente all’Asinara già nel Neolitico, portato all’estinzione da fattori ancora da accertare e reintrodotto negli anni ’50. Oggi, la popolazione dell’isola supera i 500 Individui e rappresenta una forte attrattiva per turisti e fotografi.
Nell’immaginario comune, il muflone è uno dei mammiferi montani per eccellenza. Vederlo correre lungo le scogliere che si affacciano sul mare è uno spettacolo singolare e inatteso.
I divieti di caccia e la mancanza di predatori naturali, fanno sì che gli ungulati presenti possano proliferare indisturbati, sia i selvatici appena descritti che i domestici rinselvatichiti come capre e cavalli.
Sull’isola sono assenti volpi e martore, e gli unici piccoli carnivori sono i gatti domestici della colonia di Cala d’Oliva, oggetto di un programma di sterilizzazione.
Mufloni a Punta Salippi. Foto di Claudio Serra ©.
Sono presenti quasi tutti i rettili e anfibi della Sardegna, con importanti endemismi sardo-corsi come il discoglosso, la raganella sarda e l’algiroide nano.
Testudo hermanni, fotografia scattata lungo i sentieri del Parco dell’Asinara. Foto di Claudio Serra ©.
L’avifauna presente durante tutto l’arco dell’anno, a cui si aggiunge la componente migratoria stagionale, meriterebbe un intero volume, tanto da rendere l’Asinara un autentico paradiso per il birdwatching.
Le pernici sono diffuse, molto più che in altre zone della Sardegna e spesso capita di osservarle a bordo strada, poco prima che spariscano in mezzo alla vegetazione.
I falchi pellegrini nidificano nelle scogliere più alte, gheppi e grillai si possono osservare nelle aree agricole e steppiche mentre cacciano utilizzando il caratteristico volo in spirito santo.
Il canto dei silvidi si alterna a quello degli uccelli acquatici che popolano gli stagni retrodunali. Le gazze, attualmente in espansione in tutta l’area della Nurra, sull’Asinara sono una presenza costante.
I ruderi degli edifici sono spesso occupati da coppie di civette e barbagianni e nelle notti estive non è raro ascoltare i richiami dei succiacapre. I ruderi, sembrano i testimoni di epoche ormai sospese in un limbo temporale.
Poiana fotografata lungo il Sentiero del Castellaccio. Foto di Claudio Serra ©.
La storia dell’Asinara
L’Asinara occupa una posizione geograficamente strategica ed è stata frequentata dall’uomo fin dalla preistoria, come testimoniano le domus de janas di Campu Perdu.
Tracce risalenti al neolitico sono state ritrovate a Fornelli, Cala d’Oliva e zone interne, fino a 300 metri sul livello del mare. Sebbene condizionata da mutevoli condizioni metereologiche, la ricchezza di insenature e approdi sicuri, ha fatto sì che l’Asinara venisse frequentata con costanza anche dai popoli del mare, che ci hanno lasciato importanti tracce del loro passaggio.
Domus de janas, Campo Perdu, Isola dell’Asinara
Enacria era uno degli antichi nomi dell’isola, di chiara origine greca. Fenici e Greci, Romani e Bizantini hanno alternato il loro passaggio nei secoli.
A partire dal 1995, le ricerche archeologiche subacquee hanno dato un importante contributo alla conoscenza storica dell’Asinara, con una prima campagna di scavi davanti al molo di Cala Reale, che ha portato alla luce diverse anfore di epoca romana.
Il relitto si trova a Cala Reale in pochi metri d’acqua
Anche all’interno del territorio non è difficile ritrovare reperti dell’epoca, segno inequivocabile di una frequentazione assidua. In epoca giudicale, l’Asinara ha assunto un ruolo centrale come teatro di battaglie navali che hanno interessato la flotta genovese, pisana e saracena.
Nel 1500, l’isola è praticamente abbandonata, fatta eccezione per un ristretto gruppo di monaci a cui erano stati concessi dei terreni, e nella prima metà del secolo verrà utilizzata come approdo sicuro dal celebre corsaro Barbarossa.
Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente italico Ariadeno Barbarossa
Il controllo dell’Asinara e lo sfruttamento delle risorse naturali sarà conteso da pescatori, corallari, pastori e mercanti, fino al termine del sistema feudale. Nel 1881, in seguito all’istituzione di una colonia penale e del primo Lazzaretto del Regno d’Italia, cessa definitivamente l’utilizzo da parte dei privati che vengono allontanati dall’Isola.
Questo esodo forzato segna l’inizio di uno dei periodi più controversi, il cui ricordo è stato tramandato con amarezza dai testimoni diretti.
Durante la prima e seconda guerra mondiale, l’Asinara sarà utilizzata come campo di prigionia e al termine dei conflitti il controllo ritornerà all’amministrazione carceraria.
A partire dagli anni ’70, la colonia penale agricola muterà in carcere di massima sicurezza, ospitando alcuni dei più pericolosi esponenti mafiosi del panorama italiano.
Quest’epoca drammatica e controversa terminerà solo nel dicembre del ’97, quando verrà chiuso definitivamente il carcere e l’isola verrà restituita al pubblico attraverso l’istituzione dell’attuale Parco Nazionale dell’Asinara.
Una terra contesa dall’uomo nel corso dei secoli, ma mai realmente conquistata. Oggi, i signori incontrastati dell’Isola continuano ad essere il vento e il mare, che sferzando le sue coste regalano al visitatore delle suggestioni impossibili da provare altrove.
Vista da Stintino, l’isola ci appare così vicina e allo stesso tempo così irraggiungibile.
E ora che il castellaccio scompare nella foschia e la barca si appresta ad ormeggiare in porto, quel mal d’Asinara si manifesta con tutta la sua forza.
Mal d’Asinara
Mal d’Asinara, lo potremmo chiamare così. Un misto di malinconia e tristezza che si prova ogni volta che si abbandona l’isola dell’Asinara.
Una mancanza che si avverte non appena l’imbarcazione inizia ad allontanarsi da quel meraviglioso fazzoletto di terra. Il fascino suggestivo tipico delle mete isolate o difficilmente raggiungibili, capaci di risvegliare la fantasia dei visitatori, che fino a quel momento, hanno solo immaginato simili luoghi.